“La filosofia è noiosa, ripetono gli studenti costretti a studiarla. Per molti di loro la filosofia è un insieme di risposte incomprensibili a domande incomprensibili, teologia che cerca di darsi un tono, roba da intellettuali insomma. Lo sappiamo tutti, anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo: quegli studenti hanno ragione.
È per loro, e per tutti coloro che la pensano come loro, che Giovanni Gaetani ha scritto questo libro. Vuole convincerli che la filosofia può essere piacevole, ironica, a tratti addirittura divertente, e che può aiutarci a guardare il mondo senza ricorrere a Dio, in maniera disincantata ma non per questo meno entusiasta e appassionata.
Come se Dio fosse antani è un percorso in cinque tappe intorno ai temi prediletti dall’ateismo filosofico, dall’inesistenza di Dio all’etica umanista. Ed è scritto in modo chiaro e “commestibile”, senza supercazzole, perché l’autore ha cercato di mettersi in tutto e per tutto dalla parte del lettore. Anche chi odia la filosofia dovrà rivedere le proprie convinzioni. Provare per (non) credere.”
“Come se Dio fosse antani” su Facebook
Esiste anche una pagina Facebook dedicata al libro, dove si parla di tutti i temi legati al libro, dall’ateismo alla filosofia, passando per la laicità, la teologia e molto altro ancora.
Più di 130 ragazzi da tutta Europa riuniti nella bellissima Utrecht per partecipare ad un evento memorabile: gli European Humanist Youth Days 2016 – traducendo alla buona, le Giornate dei Giovani Umanisti Europei 2016. Ognuno dei ragazzi che vedete in foto, infatti, appartiene in patria ad un’associazione umanista – e/o atea, agnostica, razionalista, scettica, di “liberi pensatori”, etc.
Se guardate bene, troverete anche quattrogiovani italiani tra loro, in rappresentanza dell’UAAR Giovani: io, Sami, Dataico e Rafael. Ecco allora qui di seguito un breve report di questi tre intensissimi giorni, al termine del quale troverete una piccola (grande) sfida per la nostra associazione.
Venerdì 29 luglio – DAY 1
Arrivati ad Utrecht, la prima piacevolissima sorpresa: alloggiamo in un bellissimo hotel a 4 stelle, con piscina, bagno turco, sauna, palestra, etc. Il caso vuole che, nella stessa struttura, si svolga in quei giorni la convention internazionale dei Testimoni di Geova – alle mie spalle nella foto.
Il caso vuole anche che, a Cracovia, a più di 1000 km di distanza, si svolgessero in contemporanea le Giornate Mondiali della Gioventù (cattolica). “Solo una coincidenza“, mi assicurano gli organizzatori…
Dopo cena è il momento del discorso introduttivo del buon Lennart Kolenberg, uno degli organizzatori dell’evento nonché attivissimo membro della IHEYO (International Humanist and Ethical Youth Organization), la quale, per chi non lo sapesse, è l’organizzazione “ombrello” che raccoglie sotto di sé tutte le varie associazioni giovanili umaniste nel mondo, compresa l’UAAR Giovani.
Lennart e il suo usuale discorso sul tavolo
Dopo Lennart è il momento della professoressa Gerty Lensvelt-Mulders dell‘Universiteit voor Humanistiek in Utrecht, la quale ci spiega appunto quale sia la “missione” della sua specialissima università – è infatti l’unica al mondo “dichiaratamente ispirata alla tradizione umanista”, come si legge sul suo sito.
Sabato 30 luglio – DAY 2
Sabato è stata probabilmente la giornata più intensa dal punto di vista intellettuale. Ben 10 sessioni – alcune in parallelo, alcune facoltative, due invece per tutti i partecipanti. Gli argomenti erano tanti: dalla legittimità morale del veganismo da un punto di vista edonistico (Silvia Benschop) all’importanza di essere liberi di non credere (Boris van der Ham), passando per temi come l'”altruismo effettivo“, le campagne umaniste in Europa e molto altro ancora – trovate il programma dettagliato qui.
Silvia Benschop
Molto importante – e a tratti drammatico – è stato invece nel pomeriggio l’incontro con i blogger atei del Bangladesh, attualmente in esilio in Olanda e in Germania poiché perseguitati in patria. Ragazzi come noi, dai venti ai quarant’anni, colpevoli soltanto di essersi dichiarati pubblicamente atei in un paese in cui il fondamentalismo islamico uccide impunemente i cosiddetti “nemici di Allah“. Anche l’intervento di un blogger algerino attualmente in Germania per ragioni di sicurezza è stato molto toccante: “non date per scontato nulla, dovete combattere ogni giorno per salvaguardare le libertà che spesso dimenticate di avere…”
Asif Mohiuddin, blogger ateo del Bangladesh in esilio in GermaniaLamine, blogger ateo algerino che vive attualmente in Germania
Dopo cena, gli interventi dei due keynote speaker, entrambi filosofi, sono stati senza dubbio i più importanti.
L’olandese Floris van der Berg nello specifico ha parlato di “eco-humanism“, sostenendo delle tesi quantomeno discutibili (“non si può essere umanisti senza essere al tempo stesso vegani”, “tutti i credenti sono degli stupidi”) con un tono certamente ironico ma a tratti spiazzante (“chi non crede che la satira di Charlie Hebdo sia umanista deve uscire da questa sala”, “chiunque mangi carne non è un umanista, è un mostro morale, uno stupido, responsabile dell’olocausto animale”). Ad ogni modo, la sua “performance” è stata fonte di discussione anche nei giorni seguenti, a testimonianza del fatto che la questione “vegana” sia ancora tutta aperta.
Floris van der Berg
Con un tono completamente diverso l’inglese Stephen Law ha invece parlato della cosiddetta “guerra per la mente dei bambini“, ovvero della questione su che tipo di educazione (laica o religiosa) sia più giusto impartire nelle scuole. La sua tesi di fondo è la seguente: un’educazione laica può aiutare a sviluppare un pensiero critico, razionale ma soprattutto liberale; in effetti, secondo Law la vera “war for children’s mind” non si combatte tanto tra “atei e credenti” bensì tra “liberali e autoritari“.
Stephen Law
Domenica 31 luglio – DAY 3
Domenica è stata invece la giornata più “ricreativa“. Dopo aver visitato la Dom Tower e l’Utrecht sotterranea – e, soprattutto, dopo un ottimo e rilassante brunch – ci siamo uniti tutti insieme per formare una lunghissima “catena umanista“, cantando in coro il ritornello che vedete in questa foto (purtroppo sfocata).
A seguire ci siamo divisi in tre gruppi per visitare la città da tre prospettive diverse: a piedi, in bici o in canoa – il contingente italiano ha scelto “in blocco” la terza opzione!
Euro-LBGT team with Marieke Prien, president of IEHYO
La sera c’è stato infine una grande festa in una discoteca con “free drinks” e tanta buona musica – “because humanists do it better!”
Party time with Mark Aurelius
Conclusioni – e una sorpresa…
Più dell’incontro di Oslo dello scorso novembre, gli EHYD 2016 di Utrecht hanno rappresentato un momento fondamentale nel quale potersi confrontare con giovani umanisti provenienti da tutta Europa – o quasi, visto che mancavano rappresentanti dalla Spagna e da altri paesi europei, come si vede in foto (i norvegesi però vi assicuro che c’erano!)
Ancora una volta il confronto con realtà vicine ma diverse ci ha aiutato a capire dove si colloca l’Italia in un’ipotetica classifica di diritti civili e laicità: molto, molto indietro. Perché magari non siamo ai livelli di alcuni paesi come la Romania o la Grecia (che magra consolazione!), ma di certo siamo davvero in ritardo rispetto a paesi come il Belgio, l’Olanda, i paesi scandinavi, la Germania e la stessa Gran Bretagna, la quale ha partecipato a questo evento nonostante la Brexit – inutile dire che tutti i britannici presenti fossero per il “remain“.
Ad ogni modo, ecco la sorpresa per la nostra associazione. Durante il suo discorso finale, Lennart ha citato tre possibili mete per l’organizzazione delle EHYD 2018: Gran Bretagna, Germania o Italia. I partecipanti sono stati alquanto espliciti nell’esprimere la loro preferenza, poiché, quando Lennart ha pronunciato la parola “Italia”, la sala è esplosa in un grande boato di approvazione. Io, Sami, Dataico e Rafael ci siamo guardati un po’ stupiti: “e adesso che facciamo?“
La paura è grande infatti, non soltanto perché la nostra associazione non dispone delle stesse risorse economiche e logistiche della Humanistisch Verbond, l’associazione umanista olandese che ha organizzato l’evento, pagandone per 2/3 le spese – voci di corridoio dicono che sia costato ben 40.000 euro; ma anche e soprattutto perché, nell’UAAR Giovani, siamo davvero in pochi. I membri realmente attivi, poi, sono ancora meno, per di più sparsi ovunque in Italia e nel mondo. Che fare allora?
Gli organizzatori dell’evento di Utrecht ci hanno comunque rassicurato, confermandoci la possibilità di organizzare le EHYD 2018 in Italia con una modalità diversa e, soprattutto, con un budget di gran lunga più contenuto. Ma il punto è un altro: possiamo e vogliamo organizzarlo? La nostra associazione può prendersi questo impegno di fronte a tutti i nostri amici umanisti europei e le loro rispettive associazioni?
Che la discussione abbia ufficialmente inizio qui!
Appena due settimane fa, precisamente il 28 maggio 2016, tale Don Massimiliano Pusceddu si è scagliato contro la legge sulle unioni civili citando la “attualissima” Lettera di San Paolo ai Romani, secondo la quale gli omosessuali “meritano la morte”:
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini […]. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
A fine 2014, tale Steven Anderson, pastore e fondatore della “Faithful Word Baptist Church“, affermò di aver scoperto la cura per l’AIDS in un passo del Levitico, il 20:13 per la precisione:
Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadrà su loro.
Il pastore, tra le risate dei suoi fedeli, prometteva allora un “Natale senza AIDS” semplicemente seguendo il misericordioso precetto divino: “giustiziare gli omosessuali”.
3) Le Sentinelle in piedi e il matrimonio con i maiali
Sempre alla fine del 2014, un pastore del Mississipi ha protestato contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso vestendo un cavallo da sposa ed esponendo questo striscione:
La prossima legge contro natura: vuoi tu prendere in sposa questo cavallo? Potrebbe anche essere così se il legame sancito dai matrimoni tra persone dello stesso sesso venisse spostato: dove dobbiamo tracciare una linea? Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Tutto il resto è perversione.
Nemmeno il tempo di approvare la legge sulle unioni civili che gli esponenti del centrodestra (capitanati dall’On. Gaetano Quagliariello) e del mondo cattolico conservatore (capitanati invece da Mario Adinolfi e dall’On. Eugenia Roccella) promettono un referendum abrogativo.
La lista dei motivi potrebbe essere ancora più lunga, ma è inutile insistere. Qualcuno dirà che, in fondo, queste sono solo minoranze di fondamentalisti – fondamentalisti certamente, minoranze non credo proprio (vedi i presunti “due milioni” di partecipanti all’ultimo Family Day a Roma).
Qualcun altro dirà invece che, in fondo, è solo una questione di tempo, che piano piano la politica si adatterà all’aria dei tempi, etc.
Io, scettico di default, non mi fido affatto di questi auspici di circostanza e, nel dubbio, faccio la mia parte, convinto che ci sia ancora molto (ma davvero molto) da fare.
“Sono senza parole”, ha dichiarato uno sconvolto Mario Adinolfi, in un suo raro momento di lucidità. In effetti, ciò che è successo a Milano ha lasciato tutti a bocca aperta. Il 28 e il 29 maggio, in occasione del secondo Weekend UAAR Giovani, sono accorsi nella capitale della moda 40 ragazzi provenienti da tutta Italia – tranne ovviamente che dal Molise. Il coordinatore del circolo di Campobassoha comunque tenuto a far sentire la sua assenza: “sarei con voi, se soltanto esistessi”. Un messaggio davvero enigmatico, tanto che in molti hanno pensato si trattasse di una citazione della Bibbia.
Sfruttando la distrazione della Polizia, impegnata a scortare verso San Siro migliaia di tifosi madrileni ubriachi per la finale di Champions, i giovani atei-brutti-e-cattivi (d’ora in poi solo “atei”) hanno potuto agire indisturbati: ritrovatosi nel loro bunker anti-Bergoglio (una cantina fatiscente di Via Porpora), hanno cominciato subito a pianificare il loro diabolico piano – costruire un’Italia più laica.
Il primo dei sovversivi è stato proprio il neo-segretario dell’UAAR, il cagliaritano Stefano Incani, che, dopo i saluti di rito, ha promesso ai ragazzi dell’UAAR Giovani maggiori finanziamenti per le loro attività, erogati sotto forma di culurgionese malloreddus. I ragazzi hanno ovviamente accettato, “ché di ‘sti tempi tutto fa brodo”, come dichiarato da un romanissimo Stefano Paparozzi, afferente al circolo di Venezia.
I confritelli pastafariani
Da sempre disponibili al dialogo con i credenti, i giovani UAARini hanno invitato a parlare tre esponenti di una millenaria religione, il Pastafarianesimo. I tre ragazzi (Enrico Vegliani, Giampietro Belotti e il “Ninth”) con grande garbo hanno esposto la loro visione del mondo:
“l’Universo è stato creato dal nostro Dio, il Prodigioso Spaghetto Volante, ma il fatto che voi crediate o meno in Lui è per noi ininfluente, quindi state tranquilli: non vi scomunicheremo né tanto meno vi uccideremo per questa vostra eresia”.
A riprova che è possibile essere credentie liberaliallo stesso tempo, i giovani pastafariani hanno proposto un brindisi dell’amicizia a base di birra, la loro bevanda sacra, per poi offrire solennemente in dono ai giovani atei ben quattro frittate di spaghetti, il loro cibo sacro.
Ma all’improvviso una notizia ha bruscamente interrotto questo clima di pace ed armonia: sembrava, infatti, che in sala ci fosse nientepopodimenoché Salvini. Per fortuna il pericolo è rientrato subito: si trattava, infatti, del giovane socio Francesco Salvini, afferente al circolo UAAR di La Spezia.
Daniele Fabbri e, alle sue spalle, Stefano Antonucci
Dopo pranzo, è stato il momento di due attesissimi ospiti: i fumettisti Daniele Fabbri e Stefano Antonucci– il primo è anche un maestro della Stand-up comedy, ma guai a chiamarlo “comico” che poi se la prende. Mentre quest’ultimo esponeva con tono irriverente la storia e le caratteristiche della satira – “che non deve far ridere tutti” (cit.) – alle sue spalle Stefano (il figlio illegittimo di Vauro) faceva invece ridere tutti disegnando dal vivo qualche caricatura del suo socio-in-fumetti. I due sono allora arrivati alle mani – “lei non sa chi sono io”, “capra, capra, capra” (cit.) – e così il meraviglioso duo comico-fumettistico si è sciolto davanti agli occhi atterriti dei giovani atei, in un perfetto esempio di liberalismo pluralista.
Chiara Lalli intervistata da Giovanni Gaetani
Il culmine della laicità sovversiva si è però toccato con l’intervento di Chiara Lalli, filosofa, giornalista e scrittrice, la quale si sarebbe aspettata almeno una sentinella-in-piedi infiltrata nel pubblico, ed invece niente: l’autrice di “Tutti pazzi per il gender” ha provato in tutti modi a provocare una reazione conservatrice e bigotta nel pubblico, parlando liberamente di maternità surrogata e di stepciaildadopscion, ma i ragazzi dell’UAAR si sono dimostrati così noiosamenteliberali che la Lalli ha concluso il suo intervento dicendo: “tutto bellissimo, ragazzi, però a litigare su Twitter con Gasparri mi diverto di più…”
La domenica mattina, dopo 4 ore di sonno, la diabolicamacchina organizzativa dell’UAAR Giovani ha dispiegato tutte le sue forze, grazie soprattutto all’onnipresente sguardo di Mattia Nappidel Circolo di Milano, “ribattezzato” per l’occasione Il Leviateo, vista la sua incredibile capacità di gestire tutto nei minimi dettagli, un po’ come fece il buon Raffaele Carcanodurante i suoi tre mandati da segretario dell’UAAR.
Un infaticabile Mattia Nappi in versione factotum
I ragazzi si sono allora divisi in due gruppi: a turno hanno visitato il Museo Civico di Storia Naturale, dove, grazie ad una formidabile guida (A. F.), hanno discusso a fondo di evoluzionismo e biodiversità, così a fondo che tutti hanno ricevuto una laurea honoris causa in Biologia all’uscita del museo.
I tre organizzatori dei laboratori
A seguire i ragazzi hanno partecipato a ben due laboratori. Il primo, gestito dal buon Stefano Reitano, su come utilizzare al meglio Photoshop per creare tante diaboliche campagne per la laicità; il secondo, gestito dai vulcanici soci del circolo di Bari, Michele Lacriola e Dino Di Tinco, si presentava con un titolo accattivante – “Satyricon 2.0: comunicazione e satira nell’era del web”.
Nel pomeriggio era previsto il flashmob dell’anno (“I gatti ne hanno 9. Noi una sola: e allora abbracciamoci”, una scorpacciata di free-hugs a Piazza San Babila), ma il buon Dio, adirato per cotanta miscredente laicità, ha pensato bene di scatenare un violento temporale su Milano, sicché l’evento è stato rimandato a giornate migliori.
I ragazzi ne hanno allora approfittato per meditare sul futuro della sezione Giovani dell’UAAR: “Chi siamo? Dove vogliamo andare? Cosa vogliamo fare? Perché siamo ancora solo 3500 soci su 60 milioni di abitanti? Cosa dobbiamo fare per arrivare a quei giovani che la pensano sostanzialmente come noi ma che, per paura o per distrazione, non sono con noi? etc.” Le risposte sono state tante, e tutte molto speranzose.
Il secondo WUEG si è allora concluso tra abbracci e promesse, al grido di un sovversivo: “Tremate gente, la laicità è in cammino!”
Una parte dei ragazzi che hanno partecipato al WUEG 2016
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PS: nessun Adinolfi o Gasparri è stato maltrattato durante la stesura di questo articolo genuinamente satirico – magari! Se poi qualche molisano si è offeso per la classica battuta sulla non-esistenza del Molise, ci dispiace – ma neanche troppo, perché in fondo non siete che una proiezione del nostro intelletto. Un po’ come Dio insomma – e Dio non si offende mai per la satira che gli uomini fanno su di lui.
Era una serata particolarmente goliardica in quel di Roma. «Faccio parte dell’UAAR», le dissi timoroso. La sua risposta fu immediata: «E che è? Il ruggito di un leone napoletano?» Un’altra volta invece, memore della lezione, impostai il discorso diversamente: «conosci l’UAAR?», le domandai. «Luàr? No, non lo conosco, che cosa ha scritto?», mi domandò candidamente lei, credendo che mi stessi riferendo ad uno scrittore.